È un tumore che colpisce le ovaie e ha un’elevata mortalità perché quasi sempre diagnosticato in fase avanzata per via di sintomi poco riconoscibili.
In funzione delle cellule di origine, un tumore ovarico può essere:
- epiteliale: ha origine dalle cellule epiteliali dell’ultima parte delle tube di Falloppio o delle ovaie. Le forme epiteliali rappresentano la maggior parte delle neoplasie ovariche e l’istotipo più comune è il sieroso di alto grado;
- germinale: ha origine dalle cellule germinali che danno origine agli ovuli;
- stromale: ha origine dalle cellule che producono gli ormoni femminili.
FATTORI DI RISCHIO
- età;
- stile di vita scorretto, come obesità, fumo, assenza di esercizio fisico;
- assenza di gravidanze;
- storia familiare: più frequente in donne con casi di tumore dell’ovaio, della mammella e dell’utero in famiglia;
- mutazioni genetiche, come quelle che provocano l’HRD (deficit di ricombinazione omologa), che sono presenti in circa la metà delle donne con carcinoma ovarico sieroso di alto grado. Tra queste rientrano anche le alterazioni dei geni BRCA1 e 2 che aumentano il rischio di malattia di 30/50 volte. Fino al 25% dei tumori ovarici sierosi di alto grado è associato a questa mutazione che si rileva con il test BRCA.
SINTOMI
- dolore pelvico e addominale persistente;
- aumento di dimensione dell’addome/gonfiore permanente inappetenza e/o sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto;
- aumento della frequenza e dell’urgenza di urinare;
- perdite ematiche vaginali;
- stitichezza o diarrea.
DIAGNOSI
- visita ginecologica;
- ecografia pelvica e transvaginale;
- TAC addominale e PET;
- marker tumorale CA 125;
- biopsia del tessuto ovarico;
- gastroscopia e colonscopia;
- le donne a rischio ereditarietà devono essere indirizzate verso un consulto oncogenetico per valutare se effettuare un test genetico.
TRATTAMENTI E PREVENZIONE
A seconda dell’estensione del tumore, delle sue caratteristiche e delle condizioni di salute del paziente lo specialista potrà valutare di sottoporre il paziente a:
- chirurgia;
- chemioterapia.
Alcuni sottogruppi di pazienti che hanno risposto a una terapia di prima linea, possono trarre beneficio da terapie finalizzate al mantenimento della risposta alla chemioterapia e/o a ritardare la ripresa della malattia.
Nell’ambito delle terapie di mantenimento possono essere utilizzati farmaci PARP inibitori, particolarmente attivi contro i tumori causati da mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 e positivi al test HRD.